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Navigo sul web, senza una meta precisa.
Scorro il dito sullo schermo del telefono finché una notizia cattura – tristemente – la mia attenzione.
È un articolo di SKY Tg 24, “Obbliga la compagna a mangiare nella ciotola del cane: allontanato da casa

Non riesco a non pensare a questa donna umiliata, vessata e spogliata della sua dignità fino ad arrivare ad essere deumanizzata da questo essere (perché no, non si può certo parlare di uomo).
Non riesco a non pensare a quanto debba avere subito per arrivare ad eseguire gli ordini imposti dal suo aguzzino, a quanta solitudine debba avere provato in quelle mura domestiche.
Provo così tanta tristezza e rabbia, si rabbia, perché la conseguenza a cui è andato in contro – per il momento – questo uomo è il semplice allontanamento dalla casa familiare.

Provo rabbia perché fino a pochi giorni fa eravamo invasi da messaggi di speranza, preludio che qualcosa potesse cambiare.
Poi vedo Ronaldo, accusato di stupro e reo confesso, con una riga di rossetto rosso sulla guancia, testimonial della campagna #nonènormalechesianormale contro la violenza sulle donne e la rabbia torna più forte di prima.
Non importa che tu sia la vittima, non importa che ti abbiano stuprata, vincono sempre loro“, è questo il messaggio atroce che passa.
Vedo tante belle parole confezionate ad hoc per le varie giornate internazionali ma pochi fatti concreti.

Davanti a tutto ciò verrebbe da rassegnarsi, da pensare che “tanto è tutto inutile, non sarà mai abbastanza“, ma la rassegnazione va messa da parte e continuare a battersi finché non ci saranno più donne umiliate, molestate, stuprate e uccise da bestie illuse di poter esercitare un potere e un diritto di possesso sulla donna

Ilaria

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